Bisognerebbe trarre una lezione da questa vicenda, ovvero che i pm non sono politicizzati e nel fare il loro lavoro hanno dei fondamenti reali. Quando iniziarono ad uscire intercettazioni piuttosto compromettenti dell’allora governatore della Liguria Giovanni Toti, molti “amici” politici si ersero a difenderlo dalle accuse secondo loro fantasiose, mosse da invidie politiche e che non avrebbero retto in tribunale. Lo stesso presidente ligure sospeso in pratica dal suo mandato perché ai domiciliari ci mise tanto tempo a dimettersi, ma la notizia ora è che in tribunale (dove le accuse non avrebbero retto) probabilmente neanche ci arriverà. La richiesta dei suoi legali è infatti di un patteggiamento, quindi di ammettere che le accuse mossegli sono vere, e lui le confermerebbe, tra l’altro scontando la pena mutata in ore ai servizi sociali (figurarsi se a questi personaggi si facesse vedere mai la galera).
Triste epilogo non tanto dell’uomo politico e neanche del suo partito o della maggioranza che fin quando ha potuto lo ha sostenuto e difeso a spada tratta, ma della fiducia che diventa sfiducia, perenne e continua, delle persone ed elettori nei confronti della classe dirigente e della politica in generale. Soprattutto oggi, con il caso Toti ancora in corso, il caso Sangiuliano fresco di stagione e la notizia dei sei anni chiesti per il caso Salvini-Open Arms, tutti casi in cui la classe dirigente, presidentessa del consiglio compresa, non ci ha pensato un attimo a scagliarsi pesantemente contro la magistratura minandone pesantemente la legittimità. Insomma, una mossa non proprio degna di uno stato democratico e di diritto.
Tornando al caso Liguria, sarebbe doveroso che insieme al patteggiamento chiesto, il governatore chieda scusa ed ammetta di aver scherzato e aver provato a prendere per i fondelli tutti nella speranza che in qualche modo, di riffa o di raffa, la salvezza sarebbe arrivata. Sta diventando infatti una consuetudine non ammettere i propri errori, un gioco per loro, una situazione non più tollerabile per noi, anche perché spesso chi fa il proprio lavoro (magistrati, giornalisti o semplici cittadini che denunciano) ne passa di ogni per essersi esposto mentre lorsignori se ne escono con un “ho scherzato” e si vedono concesse le ore di servizi socialmente utili. In questo caso, e anche in altri, ad una persona che rappresenta invece l’inutilità sociale nella sua regione (e probabilmente non solo).